Quale desiderio accomuna tutti gli esseri umani?
Tu che desiderio esprimi più spesso, se vedi una stella cadente?
Anni fa chiedevo una sola cosa. Voglio essere felice!
Da questa affermazione è chiaro che non vivevo uno stato di felicità nella mia vita di quel tempo. Un giorno mi sono fermata a riflettere su quel desiderio e mi sono resa conto che nascondeva dietro una trappola. Ricordo ancora perfettamente quel momento, ero a Firenze, in piazza S. Maria Novella con la mia amica Caterina. Lo ricordo perchè quel pensiero ha cambiato il mio modo di guardarmi.
L’inganno stava nel voler delegare la realizzazione di quello stato di gioia e benessere ad un soggetto esterno da me o al raggiungimento di qualcosa che volevo ma ancora non avevo.
Mi ero chiesta, sto facendo abbastanza con le mie azioni e le mie scelte per modificare questo attuale stato di infelicità? La risposta era stata un no, devastante ma deciso.
Ovviamente non ero stata immobile a piangermi addosso fino a quel momento, semplicemente le azioni che avevo intrapreso erano deboli e non avevano funzionato, oppure le avevo abbandonate nel tempo.
Anche tu ti sei trovato in una situazione simile?
Mi resi conto allora, che niente aveva funzionato fino a quel momento perché non facevo quelle azioni con gioia.
Si proprio così, volevo migliorare la mia vita ma pretendevo di farlo, sforzandomi di intraprendere azioni che facevo con fatica e senza gioia.
Trovavo in rete decine e decine di consigli su come sbloccare la mia vita, dare una svolta al mio futuro ecc. ma non riuscivo a seguirne con successo nessuno.
Ho capito che nessun vero cambiamento può essere fatto senza gioia. Bisogna gioire del processo di cambiamento anche se comporta sofferenza, perché quella sofferenza, quella fatica, ci faranno diventare la versione migliore di noi stessi. Bisogna farlo con gioia.
Se decido di imparare ad andare sullo skateboard devo mettere in conto di cadere e farmi male, fa parte dell’apprendimento. Se invece di disperarmi per le cadute, imparo a vederle non come insuccessi ma come conoscenze su cosa non fare, le affronterò diversamente. Sarò felice di aver comunque imparato qualcosa e non mi sentirò un perdente.
Visto che non sapevo da dove cominciare per ritrovare la gioia nelle mie attività giornaliere e su come metterne in nuove attività capaci di migliorare la mia vita, ho cominciato a fare ricerche di vario tipo: psicologia, spiritualità, neuroscienze. Ogni giorno scoprivo cose nuove, nuove connessioni e sopratutto un grande entusiasmo.
Da una ricerca sul come, questi studi e ricerche mi hanno condotta ad un perché.
Quello che stavo imparando si è insinuato come un hacker nel mio essere, ha modificato piano piano i miei pensieri, le mie azioni e sopratutto le mie emozioni.
Dopotutto, stavo studiando un’emozione, quella che la gran parte di noi desidera maggiormente. Così, mentre elaboravo i concetti di neuroscienza sulla stimolazione dell’amigdala e le scoperte della psicologia contemporanea, ho iniziato a mettere in pratica questi concetti nella mia routine giornaliera.
Lentamente questi nuovi pensieri e comportamenti mi hanno cambiato la vita. Ti parlo spesso nei miei articoli, di come ho applicato queste esperienze al mio lavoro di architetto e designer, creando l’Ambient Therapy.
Ma prima di applicare queste esperienze nel lavoro, le ho testate su me stessa. In questo articolo voglio condividere con te, i passi che hanno segnato il cambiamento tra una persona che chiedeva alle stelle la felicità e la persona che sono adesso, capace di vivere la gioia ogni giorno.
Sommario
Ecco i 6 passi che mi hanno maggiormente cambiata.
Vuoi seguirmi?
1-Tutte le emozioni hanno uno scopo
Non tutte le emozioni ci fanno stare bene, la società contemporanea ha mille soluzioni farmacologiche per sopire emozioni come la tristezza, la rabbia, la mancanza. C’è anche chi si rifugia in droghe, alcol, sesso e altre dipendenze per soffocare le sofferenze emotive. Uno dei problemi che genera questa strategia del soffocare le emozioni negative, è che ha lo stesso effetto anche su quelle positive, il che è disastroso se l’obiettivo è stare meglio. In sostanza si reagisce con meno entusiasmo e gioia agli eventi positivi della vita.
Le emozioni fanno parte dell’essere umano fin dai primi gradini dell’evoluzione, grazie ad emozioni come la paura riusciamo ad attivarci immediatamente per scappare, la sofferenza per un lutto unisce le comunità, come crea comunanza tra le persone il raggiungimento di obiettivi comuni che generano gioia.
Le emozioni però non sono generate solo da avvenimenti facilmente individuabili (l’attacco di un animale, la vittoria di una squadra di calcio) spesso sono innescate da analogie inconsce tra quello che stiamo vivendo e avvenimenti del passato che in qualche modo ci hanno segnato. Questo, nella gran parte dei casi, accade senza che la mente cosciente se ne renda conto.
Riconoscere, ed imparare a portare l’emozione nascosta alla consapevolezza cosciente, è una pratica che permette di abbassare la tensione emotiva.
Da quando sono consapevole che dietro ogni esperienza negativa c’è un’occasione per migliorare, come nell’esempio dello skate, è stato più facile cambiare la percezione da “fallimenti” a “cadute da cui mi sono rialzata” senza giudicare me stessa.
Quando mi sento triste so che una parte di me è triste, non tutta me stessa. Così accolgo la tristezza e la faccio sfogare senza reprimerla, poi sposto l’attenzione su altre parti di me. Lo psicologo Roberto Assagioli ideatore della Psicosintesi, suddivide l’Io in tante subpersonalità, che insieme costituiscono il nostro modo di essere. Imparare a riconoscere che parte di te soffre e che bisogni ha, è un grandissimo passo nella conoscenza profonda di te stesso e nel comprendere la natura delle tue emozioni, perché tu non ne sia più schiavo.
2-Non è per sempre
Le emozioni ci fanno reagire velocemente agli stimoli dell’ambiente, la scienza afferma che un ciclo di risposta rapido nell’ordine di secondi o minuti, non ore o giorni.
Gli stati d’animo, al contrario delle emozioni, possono durare giorni o settimane. Ci sono poi gli stati d’essere, che durano molto più a lungo.
Le emozioni sono molto più intense ma hanno durata breve.
Sapere questo ti servirà ad affrontare diversamente le risposte emotive, tue e di chi ti sta intorno.
Quindi, consapevole che non durerà, concediti il tempo per piangere su una ferita se ne senti il bisogno o di arrabbiarti se ti capita una sfiga. Sii però cosciente che è un’emozione passeggera e non fare scelte avventate o affermazioni di cui ti potresti pentire.
Se nulla è per sempre è perché tutto è ciclico, la gioia ritorna sempre, di nuovo.
3.Emozioni: debolezza o vantaggio?
Nel corso della storia, le emozioni sono state considerate come qualcosa di basso, vicine più alla nostra parte animale che razionale, di femminili e quindi deboli, considerazioni che le pongono opposte alla logica fermezza di un essere umano elevato.
Una visione, che identifica implicitamente l’essere “emotivi” come essere instabili, deboli, fuori dal controllo della ragione.
Se è vero che le emozioni hanno una componente in gran parte inconscia, è anche vero che sono intrinsecamente connesse alla motivazione. Tutto ciò che l’uomo ha realizzato in questo mondo, ha preso vita anche grazie alle emozioni. Le emozione sono il nostro motore. Se imparerai ad ascoltare cosa ti dicono le tue emozioni, potrai trovare l’equilibrio e una vita più felice.
L’INCONSCIO DECIDE, LA MENTE GIUSTIFICA, S. Benemeglio
Ragione ed emozioni sono collegate, pensare di prendere decisioni analizzando solo i pro e contro a livello razionale non porta buoni risultati. Considera nelle tue scelte anche lo stato emotivo.
Ad esempio: come mi sentirò tra tot tempo se faccio questa scelta? Questo piccolo cambio nel approcciare le scelte, ha fatto per me una grande differenza.
Il passo successivo per me è stato quello di intraprendere lo studio delle Discipline Analogiche dello psicologo Stefano Benemeglio, per scoprire dove hanno le radici le mie emozioni.
4-Chi comanda la carrozza?
Ho letto tempo fa, un’interessante metafora ideata da Gurdjieff, per definire le componenti in gioco nel nostro essere. Prendendo come esempio una carrozza lanciata in corsa sulla strada, i Cavalli rappresentano le emozioni, il carro il nostro corpo, il cocchiere la mente e il passeggero l’anima.
Fermati a pensare, chi guida le tue scelte e le tue azioni?
Le emozioni se non gestite sono come cavalli imbizzarriti, che portano la carrozza anche su terreni che possono distruggerla. La ragione, se unica alla guida, sceglierà sempre in modo calcolato, soffocando le emozioni, non tenendo conto dei bisogni dei cavalli né dei desideri dell’anima.
Quando è il corpo a comandare, si è succubi degli istinti, del cibo, del sesso e dei bisogni primari. Chi ha la fortuna di sentire i desideri dell’anima, non deve comunque farsi guidare solo da essa, dimenticando di curare il corpo che la rende viva e dei bisogni emotivi e mentali.
È sbagliato separare le emozioni dalla ragione e dal corpo, come anche non considerare di avere dei desideri dell’anima. Già Cartesio, sosteneva che la mente fosse separata e superiore al corpo. Così, anche nella cultura moderna, si crede che una persona centrata e di successo sia quella che con la mente vince sugli stati emotivi.
Le emozioni quando si innescano, inondando il nostro corpo di ormoni e neurotrasmettitori, condizionandoci fino nei movimenti muscolari. Uno stato di ansia prolungato ad esempio, incide sulla postura, sulla digestione, sul sonno, sulla pelle e sull’aspetto del viso, fino a generare malattie. Comprendere il rapporto tra emozioni e corpo, mi ha resa consapevole delle mie reazioni emotive, imparando a riconoscerle e a volte a prevenirle.
Mi è stato utile in questo senso uno degli insegnamenti della Kabbalah “pausa, che piacere!”.
Quando mi trovo in situazioni emotive che non riesco a controllare, per evitare di entrare in ansia, cercando di gestirle in modo “emotivo” dico Pausa, mi fermo e respiro. L’esclamazione che piacere! Serve a ricordarmi che ogni situazione può insegnarmi qualcosa su di me, se capisco cosa la innesca e quale punto dolente in me, la rende negativa.
Visto che le emozioni spesso affiorano prima nel corpo e poi arrivano alla consapevolezza, fermarsi e fare pausa permette di coprire quel lasso di tempo senza reagire d’impulso. Lo psicologo William James, fa l’esempio di uno scenario in cui potresti camminare in un bosco e incontrare un orso, così senti paura e scappi correndo senza nemmeno pensare. Ma quale viene prima di tutto: la paura o la fuga?
Secondo James non sentiamo la paura e poi corriamo, sono le nostre reazioni corporee alla presenza dell’orso con l’attivazione del sistema nervoso simpatico, l’attivazione immediata dei muscoli, l’accelerazione della frequenza cardiaca e respirazione, che arrivano prima. Solo più tardi la mente cosciente, interpreta queste sensazioni come paura.
Ad esempio, se mangio qualcosa che mi fa male, quel malessere fisico potrebbe generare una sorta di ansia che, automaticamente mi farà gestire in modo meno lucido i miei pensieri (e magari a cercare giustificazioni al senso di ansia, in fatti che niente hanno a che fare con il fastidio allo stomaco).
Come ti ho raccontato in altri articoli, ci sono tante piccole cose che possono scatenare l’ansia anche a livello più sottile e inconscio. I mobili traballanti o gli sportelli precari ad esempio, creano un senso di instabilità. I vestiti troppo stretti, generano un senso di agitazione. Sentire freddo rende ansiosi. Imparare a evitare certe situazioni o riconoscerle come cause di certe emozioni negative, farà la differenza su come le vivrai.
Trova le cose che aumentano le tue possibilità di avere una giornata gioiosa. Io cerco di lavorare in uno spazio ben illuminato, con colori e piante intorno a me, mi vesto con abiti caldi e comodi e che allo stesso tempo mi facciano sentire bene guardandomi. Impostare le tue scelte di vita, in modo che i sensi e il corpo stiano bene, ti aiuterà a creare le condizioni per una migliore vita emotiva.
5-Il contagio emotivo
Con questo termine, si indica la capacità che hanno le persone di diffondere emozioni attraverso le espressioni facciali, il tono della voce, i gesti e il linguaggio.
Come accade per l’ambiente circostante, capace di influenzare le nostre emozioni, così anche le persone che abbiamo intorno ci condizionano (secondo alcuni studi, noi siamo la media delle 5 persone con cui siamo maggiormente in contatto).
Alcuni parlano di vampiri energetici, io ho sentito per la prima volta questo termine durante un viaggio in India, molti anni fa. In Asia infatti, sono più sensibili di noi al concetto di energie e dunque al modo che le persone hanno di scambiarle.
Poi ci sono i Giver, quelle persone che ti danno energia, al contrario dei vampiri che ti fanno sentire debole, sfinito dalla loro negatività.
Sapere questo, mi ha permesso di stare più attenta nel relazionarmi agli altri e così, salvaguardare le mie energie e la mia emotività.
Circondarsi di persone che vivono in modo gioioso ti farà stare meglio, è abbastanza ovvio, questo non vuol dire cestinare le altre amicizie o non aiutare un amico o parente che affrontano difficoltà.
Significa invece, non avvelenarsi con ore di lamentele e sfoghi, senza orientare il tutto alla ricerca di soluzioni. Le lamentele fini a se stesse, levano energie anche in chi ascolta. La scienza lo conferma ed afferma anche, che le emozioni positive si trasmettono più facilmente di quelle negative.
Avere emozioni positive dunque fa bene a noi ma anche a chi ci sta intorno.
6-il potere delle piccole cose
Che differenza c’è secondo te, tra gioia e felicità?
Non mi ero mai fatta questa domanda fino a qualche anno fa, ma ragionare sulla risposta mi è stato decisamente utile. La felicità è uno stato dell’essere, dunque uno stato di lungo periodo e più complesso, la gioia invece è un’emozione viscerale, momentanea.
Tutti cercano la felicità ma in pochi si concentrano sulla gioia, che per la sua fugacità sembra poco importante.
Spostare la mia attenzione sulla gioia, anziché sulla felicità, è stato probabilmente il singolo cambiamento che ha modificato maggiormente la mia vita e il mio lavoro. Perché la gioia essendo piccola è anche facilmente accessibile.
Anche in una giornata disastrosa, quando la felicità si è andata a nascondere, puoi comunque trovare dei piccoli momenti di gioia.
Piccoli momenti di gioia possono portare spirali ascendenti o di fioritura (come le chiamano gli psicologi). Se hai una mentalità positiva, tendi a notare più opportunità positive, il famoso bicchiere mezzo pieno.
Un atteggiamento gioioso aumenta anche la nostra produttività (fino al 12%, secondo uno studio), aumentare il senso di intimità e connessione nelle relazioni, ridurce lo stress.
Tutte queste cose sono componenti della felicità a cui potrebbe sembrare difficile accedere, ma una piccola gioia alla volta, può aiutarti ad arrivarci senza sforzarti tanto.
Oggi mi sento una persona felice, anche se non penso più molto alla felicità, ho imparato a concentrarmi sulla gioia, su come crearne di più nella mia vita e in quella degli altri, spero anche nella tua!
Le cose di cui parlo e i consigli che ti do nei miei articoli, potrebbero sembrare piccole cose, ma sono più che sufficienti per innescare le spirali ascendenti, in grado di migliorare la tua vita portando nel quotidiano piccoli momenti gioiosi.
Ti invito se ti va, a condividere con me i risultati che otterrai applicando questi consigli. Ognuno, avuti gli ingredienti, trova le sue ricette per generare gioia, condividerli è il modo migliore per generarne intorno a noi!