Hai notato che in rete da tempo non si parla d’altro che di minimalismo?
Non so quale sia la tua opinione al riguardo, ma vorrei condividere con te una prospettiva diversa sull’argomento.
Avrai sicuramente sentito parlare de “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo, il libro che promette di trasformare la nostra vita attraverso gli spazi che abitiamo. Questo testo ha avuto molto seguito perché risponde ad un bisogno di fondo dell’uomo moderno: liberarsi del superfluo.
Dalla generazione del boom economico in poi, si è perpetrata e rafforzata una mentalità consumista, di accumulo sfrenato, il cui risultato sono case (e vite) affollate di oggetti che non ci rappresentano e che non ci piacciono veramente.
A volte ci ritroviamo per casa oggetti che abbiamo comprato solo per ostentare uno status o convinti da una pubblicità sui social o su alcune riviste, regali poco apprezzati ma che ci dispiace dare via, ricordi ingombranti che conserviamo per incapacità di lasciare andare, cimeli familiari, cose completamente inutili che teniamo “perchènonsisamai”, collezioni di vestiti mai indossati.
Anche tu hai la casa piena di cose inutili?
Lasciare andare le cose inutili ha un effetto benefico per il nostro inconscio, che vive un’esperienza di liberazione e di benessere.
Inoltre molte cose possono essere vendute o regalate a chi ne ha bisogno, in modo da prolungargli la vita e non trasformarle in rifiuti.
La Kondo ad esempio, suggerisce di chiedersi: questo oggetto sprigiona gioia? Questa è sicuramente un’ottima domanda da porsi, nell’ottica non solo di selezionare quello che è già presente nella nostra abitazione, ma anche per acquisire una migliore consapevolezza in grado di indirizzarci negli acquisti futuri.
È fondamentale accogliere nelle nostre case solo ciò che ci trasmette una felicità genuina. L’esperienza di liberazione dal superfluo ha stimolato però una tendenza minimalista che talvolta viene portata all’estremo.
Secondo la scienza, un ambiente spoglio, eccessivamente essenziale e troppo bianco, agisce da anestetico, annebbiando i nostri sensi e le nostre emozioni, trasmette al nostro inconscio un senso di scarsità che è alla base dei bisogni nervosi come cibo e fumo, condiziona la nostra attenzione e quindi anche il rendimento su studio o lavoro.
È fisiologico sentirsi scarichi, nervosi e a lungo andare persino tristi e depressi in luoghi con pochi colori e con una dominante bianco grigia.
Come sono i luoghi dove passi più tempo? Hai mai pensato che questi influiscono sul tuo umore?
C’è una cosa che la maggior parte delle persone non capisce…
La tua casa è molto più di una raccolta di cose. È il fondamento di una vita felice, appagante e persino di una buona salute!
Ti ho già parlato del concetto di “casa-nido” ovvero la casa che, modellata sulle tue esigenze e su quelle dei tuoi cari, non solo risulti accogliente ma addirittura rigenerante.
Se in passato hai dedicato tempo ad una ristrutturazione o ad arredare una nuova casa, potresti essere scoraggiato nel rimettere mano a quella dove vivi. Troppe spese, troppo tempo, troppe persone inaffidabili…
Ma non ti preoccupare, se deciderai di seguirmi ti mostrerò attraverso gli articoli che approfondiscono i diversi aspetti, come creare la casa migliore per te, perché sei tu la persona migliore per creare la tua casa a misura della tua felicità.
Per creare una casa capace di infondere benessere ed energia non serve un talento speciale, bisogna innanzitutto capire quali sono i nostri veri bisogni, separandoli da quelli indotti.
Oggi voglio parlarti del concetto di abbondanza,
ipotesi scientifica che dimostra come il nostro cervello sia appagato da determinate forme, composizioni e ripetizioni.
L’abbondanza portata nel mondo fisico e quindi nelle nostre case si trasforma in nutrimento sensoriale e psicologico, genera gioia, benessere e rilassatezza, per questo si pone in contrapposizione al minimalismo. Ma prima di continuare capiamo meglio alcuni aspetti.
Che cosa è abbastanza?
Quanto cibo è abbastanza? Quanto esercizio fisico è abbastanza?
E ancora, quanti soldi, vestiti, scarpe sono abbastanza? Te lo sei mai chiesto?
Ma la domanda più difficile è, sono (mi sento) abbastanza?
Con il termine Abbastanza definiamo più o meno la sufficienza, qualsiasi risposta darai sarà il frutto dei tuoi unici parametri, delle tue esperienze, dei tuoi bisogni e sopratutto delle tue paure. Si può essere felici e soddisfatti in una vita ritirata e con pochi agi.
Si può al contrario ritenere che abbastanza includa frequentazioni, mondanità, soldi. Quali siano i tuoi parametri per valutare te stesso e il mondo, hai la possibilità di vivere la gioia e l’appagamento, questo a patto che tu capisca cosa è abbastanza per te.
Non si trova la felicità e l’appagamento se non si immagina che forma abbia, che emozioni suscita in noi, se non la generiamo con il desiderio.
Parlo quindi di una riflessione sui tuoi veri bisogni, svincolata da quelli indotti dalla società, dalla cerchia di frequentazioni, da ciò che ti hanno detto contare nella vita.
Facile no? Affatto… ma fattibile!
Il “Più” è spesso ricercato ossessivamente perché visto come risposta alla nostra infelicità e mancanza di appagamento.
Ma come definire quanto vogliamo di più se non sappiamo quanto è abbastanza?
Come possiamo definire abbondante o scarso se non sappiamo qual è la misura per noi sufficiente?
La società contemporanea, più delle precedenti, ha schiacciato l’acceleratore sui bisogni da soddisfare. Comprare e consumare velocemente, alimentando un’eterna insoddisfazione da saziare solo con la frenetica rincorsa del Più. Ricerchiamo cose per saziare un vuoto che non ci sforziamo di comprendere.
Don Draper di Mad Men diceva che la felicità è quel momento prima che tu abbia bisogno di più felicità.
In generale la questione del Più, dipende molto dal confronto che facciamo con gli altri, per questo è complesso valutare cosa è per noi abbastanza. Non siamo abituati a pensarci come unici autori della nostra felicità e tanto meno conosciamo nel profondo cosa ci rende felici.
“Quanti soldi sono abbastanza?”
Alcuni studi scientifici hanno provato che la felicità aumenta con il reddito solo fino a un certo punto. Il numero magico non esiste, le risposte variano in base alla nazione, allo stato economico della persona, all’età. In queste ricerche emerge inoltre che la felicità inizia a stabilizzarsi e persino a diminuire oltre una certa soglia di ricchezza. In un certo senso ci abituiamo alla nostra ricchezza e questa dopo una certa soglia non genera più felicità.
La scienza può aiutarci a calibrare il nostro senso di scarsità indotto, ricordandoci che abbastanza è spesso inferiore a quanto immaginiamo e di conseguenza che potremmo già essere felici di ciò che abbiamo, solamente mettendo in luce i nostri bisogni personali senza paragonarci agli altri.
I ricercatori hanno esaminato anche la questione casa. Le persone sentono che la loro casa è abbastanza grande e abbastanza bella, fino a quando qualcuno nella loro cerchia non ha qualcosa che loro reputano Più.
Appena iniziamo a guardare gli altri per valutare ciò che è abbastanza, finiamo per desiderare di più auto-generando la nostra infelicità.
“Sei abbastanza” ad un certo punto ho letto queste parole, ho pensato che nella gran parte dei casi Più è un desiderio, non un bisogno.
Possiamo quindi lavorare sui nostri bisogni veri per sentirci appagati e così desiderare con più coscienza senza avvelenarci la vita per quello che non abbiamo. Sostituire i pensieri di scarsità con quelli di abbondanza. Per fare questo ci viene nuovamente in aiuto la scienza, possiamo stimolare il nostro cervello per percepire benessere ed abbondanza e così non sentirci perennemente bisognosi di qualcosa di più.
La gioia e la felicità sono emozioni connesse con l’abbondanza. Le decorazioni islamiche usate in case e moschee ad esempio, con la ripetizione di forme geometriche elaboratissime ed intricate, generano in chi le osserva delle emozioni particolari. Lo stupore che si prova a livello razionale è accompagnato da una sensazione di ricchezza e abbondanza a livello inconscio.
Una decorazione, un mosaico, una carta da parati possono essere sufficienti perché la stanza ci trasmetta abbondanza.
Siamo così abituati alle pareti bianche e lisce, agli arredi dalle forme minimali, al “meno è più”, da dimenticare che la natura è ricchezza ed abbondanza in ogni sua espressione e che il nostro benessere più profondo è strettamente collegato agli stimoli antichi che il nostro organismo e la nostra psiche tuttora cerca.
Uno studio molto affascinante sulla stimolazione dell’amigdala (da parte di forme e colori in relazione al nostro benessere), ha dimostrato come circondarci di oggetti, piante, decorazioni e forme curve, possa migliorare il nostro benessere e persino mantenerci in salute. (2007 di M. Bar e M. Neta, “Visual Elements of Subjective Preference Modulate Amygdala Activation” pubblicato su Neuropsychologia)
Invece di circondarci solo di oggetti pratici e noiosi possiamo lavorare sulla gioia che quello che abbiamo intorno ci trasmette. Proporzioni, simmetrie, geometrie ripetute, forme organiche e associazioni di colori, sono la base da cui parto per realizzare i prodotti SeFa Design by nature.
In questi anni ho lavorato su questi stimoli sviluppando diversi prodotti, dai complementi all’illuminazione, non solo oggetti quindi ma “carburante energetico” per l’inconscio. Attraverso la stimolazione visiva questi oggetti creano un senso inconscio di abbondanza.
Siamo naturalmente attratti dall’abbondanza e questa genera gioia, pensa ai coriandoli, ai contenitori pieni di caramelle, ai motivi a pois o strisce, donano un senso di gioia giocosa, sembrano soddisfare la “fame” della nostra mente primordiale.
Nonostante non ci sia un reale rischio di scarsità, il nostro cervello brama la quantità. Ti basterà pensare alla reazione che più o meno tutti abbiamo davanti ai buffet…
Il modernismo in architettura e nel design è fondamentalmente in contrapposizione con l’idea di gioia, le case moderne non sono quasi mai ambienti gioiosi. Come potrebbero dunque farci sentire energeticamente sazi e trasmettere abbondanza?
La delizia è un’emozione di abbondanza, pensa alle feste; si sistemano palloncini, striscioni, ci concediamo l’uso di colori vivaci.
Tutti associamo la felicità a questi stimoli, allora perché ce ne priviamo nella vita di tutti i giorni?
Ti piacciono le luminarie natalizie? Se si, hai mai pensato di tenere qualche luce in casa oltre il periodo delle feste?
Quello che ti invito a fare è riflettere su tutto quello che ti genera sensazioni positive, pensa alle situazioni, ai luoghi che ti hanno trasmesso gioia e pienezza, poi chiediti, posso portare in qualche modo questi stimoli nella mia vita di tutti i giorni?
Ma non ti preoccupare, non ti invito a trasformare la tua casa in un affollato bazar! Bastano pochi elementi, almeno per iniziare, potrebbe essere un quadro, una stampa, dei cuscini colorati o una tenda…
Non dobbiamo dimenticare poi, che anche se umani evoluti e iperconnessi, gli stimoli primordiali hanno ancora un grande influsso su di noi e la natura sazia tutti questi stimoli.
In natura tutto è lussureggiante, abbondante, vibrante e ricco. Gli studi scientifici hanno dimostrato che ricreare queste caratteristiche nelle nostre case-nido, ci farà vivere molto meglio. L’abbondanza rende uno spazio invitante in modo umano; raccolte di cose reali ci dicono che siamo in una casa e non in uno showroom di arredamento.
È chiaro che esiste un limite oltre il quale l’abbondanza gioiosa si trasforma in confusione, ottenendo sul nostro inconscio un effetto negativo, di oppressione e stordimento.
La differenza tra la raccolta di oggetti gioiosi e l’accaparramento ansioso pone una domanda: qual’è il limite? E perché molti di noi sembrano avere difficoltà a scegliere ambienti che li stimolino in positivo?
Come qualsiasi cosa portata all’estremo, l’abbondanza cessa di essere gioiosa quando attraversa una certa linea. La scienza non ha trovato un limite tra abbondanza ed eccesso, possiamo però rendercene conto ascoltando le nostre emozioni, anche qui quindi è importante il lavoro su noi stessi per capire bisogni interni e reazioni a ciò che arriva da fuori.
Le case imbottite di “roba” degli accaparratori e gli interni minimali che vanno tanto di moda, sono le due estremità di una visione delle case che non lavora sulla felicità.
Il minimalismo, è spesso venduto come uno stile di vita che dona benessere. Per alcune persone, questo tipo di estetica pelle e ossa è un sollievo razionale, una pausa da un lavoro stressante, da un sovraccarico di informazioni. Ma biologicamente, questi ambienti spogli, con pochi colori e forme squadrate, vanno contro la nostra natura emotiva.
Siamo fatti per provare gioia immersi nell’abbondanza di colori, stimoli sensoriali dati dalla ricchezza delle superfici materiche, dalle composizioni di oggetti; questo è ciò che fa esplodere i neuroni e che fa produrre ormoni del piacere donandoci benessere.
Con il design degli oggetti ed un approccio globale attraverso l’Ambient Therapy, creo un tipo di abbondanza che porta nelle case e nelle vite delle persone, gioia e positività. Senza generare caos e accumulo di oggetti.
Attraverso la lettura degli articoli di questo blog, voglio guidarti nel fare anche tu questo percorso nei tuoi spazi e trasformare così una “casa contenitore” nella tua “casa nido”.
Adesso che sai quanto sia importante generare sensazioni inconscie di abbondanza, ti invito a leggere l’articolo dove spiego come lavorare sulla progettazione del tuo ambiente, per creare un’estetica dell’abbondanza.
Sono curiosa di vedere cosa inventerai e come trasformerai i tuoi ambienti sulle frequenze dell’abbondanza. Raccontamelo nei commenti! E se hai bisogno di supporto, sono qui per aiutarti.