Oggi in tutto il mondo si manifesta per il “Global strike for future” la mobilitazione sul clima, forse ricorderai che tutto il mio lavoro è incentrato nel promuovere nuovi materiali ecologici utilizzandoli nei prodotti di arredamento e nella creazione di oggetti di design, ecco perchè ho deciso di raccontarti questa storia in questa giornata così importante.
Avrai sentito parlare di Greta Thunberg la ragazzina che si è fatta portavoce per le nuove generazioni, e che sta urlando a tutto il mondo di fermare questo viaggio suicida verso l’estinzione, sì perché è proprio la nostra sopravvivenza che è in gioco.
La distruzione progressiva dell’ambiente, l’inquinamento inarrestabile di aria, acqua e terra, l’avvelenamento dei cibi, la produzione vergognosa e incessante di prodotti in plastica e il loro continuo abbandono nell’ambiente, la lista delle vergogne sembra infinita.
Beh proprio guardando questa ragazzina mi è tornata in mente una giornata al mare con mia mamma e mia sorella, ero bambina, ero in Sicilia, sulle bellissime spiagge vicino Milazzo.
Quel giorno accanto a noi c’era una ragazza, avrà avuto circa 25 anni e con lei il suo bimbo neonato. Ricordo che quando si è alzata per andare via, ha raccolto tutte le sue cose e senza nemmeno porsi lo scrupolo verso chi come noi stava nell’ombrellone accanto, ha lasciato a terra il pannolino usato.
Se oggi sono la persona che sono è grazie a mia mamma, è stata lei ad insegnarmi il rispetto e la cura verso l’ambiente, proprio in quella occasione l’ho vista come un esempio.
Ha richiamato la ragazza e le ha fatto raccogliere quel fagotto maleodorante.
Sono nata in una città della provincia di Messina, dove purtroppo la coscienza ambientale è molto scarsa e dove le persone ormai si sono abituate alla spazzatura abbandonata in giro, questo evidentemente giustifica nei pensieri di alcuni (ammesso che pensino) che sia normale aggiungere un po di sporco dove è già “lordo” per usare un termine siculo.
Sembrava finita lì, il giusto tono di rimprovero, una figuraccia per la neo mamma e fine. Purtroppo però una volta risalite dalla spiaggia in cima alla salita abbiamo trovato quello stesso pannolino abbandonato tra i cespugli in bella vista dalla strada verso il parcheggio. Potete immaginare la rabbia e la frustrazione che si prova in un momento simile, non solo quella donna non aveva capito il suo errore ma addirittura ha gettato il pannolino in un punto ben visibile per noi alla risalita dalla spiaggia, un dispetto insomma.
Ricordo ancora gli occhi della mia mamma e quella sua illusione che emergeva spesso nelle frasi “al nord queste cose non succedono“. Sono cresciuta con l’idea che al nord avrei potuto trovare quello che da noi mancava, non solo le strade fatte bene, la mancanza di corruzione e via dicendo, ma sopratutto avrei potuto trovare nelle persone la consapevolezza di ciò che di bello abbiamo in questo paese. Questa smania di andare in questo “nord” non mi ha mai lasciata e già a 16 anni ero pronta a partire, ho vissuto per un anno circa con le scatole in camera, perché mi proiettavano verso la mia nuova vita. A 17 anni poi sono partita, da sola verso il bello e l’ignoto, sono andata a Firenze. Fu allora che scoprii che il “nord” che sognava mia mamma non esisteva, in Italia almeno. (continua in basso)
( In questa foto la spiaggia di cui vi parlo, sullo sfondo le isole Eolie )
Oggi però non voglio raccontarti la storia della mia vita, tornando a quella ragazza ed a quel pannolino, c’è una domanda che mia mamma si fece ad alta voce e che ancora oggi mi faccio spesso senza trovare risposta. Come possono le persone non rendersi conto delle conseguenze delle proprie azioni? E ancor più, come può una mamma non pensare che quel pannolino non è un dispetto fatto al vicino di ombrellone ma è un danno per il futuro di suo figlio? Sono sicura che anche tu hai pensato qualche volta una cosa simile, quando magari hai visto i tuoi amici usare senza misura i piatti di plastica perché non avevano voglia di lavare quelli normali, oppure quando per pigrizia i compagni di casa all’università si rifiutavano di fare la raccolta differenziata perché lo sai, dicevano, alla fine mischiano tutto!
Personalmente non credo che sia facile cambiare il “non pensiero” di queste persone, la consapevolezza non si insegna, è una cosa che matura piano piano. Penso sia più facile fare in modo che quel pannolino, quelle migliaia di bottigliette e tutti i rifiuti che giornalmente vediamo gettati ovunque, non siano più in plastica o in materiali inquinanti ma siano sostituiti da ecoplastiche e biomateriali. Credo nel riciclo solo nella misura in cui possa ridurre l’impatto di materiali non biodegradabili ma ho sempre pensato che non rappresenti una vera soluzione. La soluzione è produrre solo e soltanto materiali ecologici, è possibile, ci sono e si possono usare, già oggi. Basta volerlo anzi pretenderlo. Se non possiamo evitare che quella donna getti in spiaggia il pannolino allora facciamo in modo che quel pannolino si biodegradi e magari diventi nutrimento per il terreno invece che veleno.
Con il mio lavoro cerco di fare questo, propongo in tutti i miei prodotti e nelle consulenze, l’uso esclusivo di materiali ecologici innovativi, promuovo chi fa ricerca e li sperimenta, cercando di far arrivare a più persone possibili la concretezza di queste nuove possibilità produttive. A volte mi è stato detto – ma allora esistono veramente questi materiali– sì esistono e possiamo chiedere a chi produce di usarli.
Concludo con un invito, scegli sempre la soluzione meno inquinante quando acquisti qualcosa, informati sulle alternative ed evita le confezioni inutili, sii attento e pensa a ciò che produci con i tuoi rifiuti.
Sono gocce nel mare ma in fondo il mare di cosa è fatto se non di tantissime gocce?
La differenza la facciamo noi con i nostri gesti quotidiani e con le nostre scelte, sii da esempio per chi hai intorno e fai il meglio che puoi, per te stesso e per le generazioni future.
Grazie
Serena